Le patologie della cavità orbitaria e del suo contenuto sono assai molteplici e pongono problemi diagnostici, talvolta complessi, e la cui soluzione è fondamentale ai fini di una corretta impostazione terapeutica. In considerazione delle differenti strutture e tessuti, di notevole importanza è quindi, dal punto di vista neuro radiologico, disporre di una o più tecniche che permettano una distinzione, la più accurata possibile, delle varie componenti anatomiche tra loro versus il tessuto patologico e che possano anche rispondere a quesiti specifici in termine di estensione della patologia e l’interessamento di nobili strutture. L’IRM dimostra di avere sicuri vantaggi rispetto la TC per quanto concerne la definizione delle varie strutture anatomiche; offre un più elevato contrasto, combinando le diverse sequenze disponibili, tra tessuto muscolare, adiposo e tessuto patologico. La sequenza T 2 pesata è generalmente in grado di differenziare una lesione neoplastica (a segnale intermedio) dai muscoli ( a segnale più basso ). Nelle immagini ponderate in T1 il tessuto adiposo è fortemente iperintenso; il mezzo di contrasto paramagnetico aggiunge utili informazioni nei casi frequenti in cui la lesione mostra enhancement e in particolare nei casi con invasione intracranica. Spesso l’IRM definisce con maggiore precisione rispetto alla TC l’estensione al di fuori dell’orbita di una neoplasia, la sua diffusione attraverso i punti di minore resistenza, la diffusione perineurale e attraverso i compartimenti fasciali. L’IRM e, in particolare, l’Angio-IRM visualizza inoltre le strutture vascolari maggiori come immagini lineari di vuoto di segnale permettendo di valutare eventuali dislocazioni e compressioni artero-venose. La TC invece conserva la sua indicazione più importante per lo studio delle alterazioni ossee (mediante sezioni di sottile spessore, eseguite secondo i piani assiali e coronali ed elaborate con opportuni algoritmi per osso); per documentare reazioni osteosclerotiche, iperostosi, calcificazioni intratumorali, per distinguere ancora un accrescimento maligno con osteolisi. In termini generali e, nella maggior parte dei casi, nello studio dell’orbita, le tecniche IRM e TC offrono informazioni complementari che dovrebbero essere precedute da un’iniziale valutazione ecografica (A e B scan); quest’ultima, infatti, trova applicazione in tutti i casi di esoftalmo (che spesso rappresenta l’unico o il primo segno di una patologia orbitaria) uni o bilaterale o in presenza di neoformazioni palpebrali quando si sospetti una estensione in profondità.